Piccoli miracoli al CTO

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Non vivi propriamente in un paese “civile” se vai in ospedale per delle semplici analisi del sangue e, trovando solo due persone davanti a te non pensi semplicemente “che fortuna oggi!”, ma invece ti serpeggia il dubbio atroce che in realtà l’ospedale è chiuso per qualche motivo e solo noi 3 non lo sapevamo.
Si, eccerto che ti serpeggia, perchè anche tu (come di solito centinaia di concittadini) hai scelto il sabato mattina per comodità, perchè nell’uscire da casa hai salutato tuo marito in modo struggente, mettendo in conto di non vederlo fino alla domenica, gli hai lasciato la lista della spesa e le cose da cucinare, ti sei armata di una bottiglia d’acqua, giornale e libro (dopo qualche ora il giornale lo finisci) e cellulare con batteria carica. Ah, sì, andando a piedi verso l’ospedale ti sei premunita di opportuno snack per il dopo.
Ti sei psicologicamente preparata al fatto che reagirai solo al quinto sopruso dei pazienti e che non reagirai affatto agli errori e alle superficialità dell’adetta/o al pagamento.
Sei disposta a far passare avanti fino a
7 donne incinta o pseudo tali, non più di 10 anziani e mamme con bambini solo 2, la prossima volta li lasciano a casa.

Ovvio, quindi, che in questo stato d’animo trovare questo scenario post atomico come minimo insospettisce.
Poi, certo, chi come me ama il catastrofico della vita ha anche pensato che l’ospedale era sotto sigilli, che i medici erano stati indagati che gli infermieri abusassero notoriamente dei pazienti.
Invece tempo tecnico 1 minuto ed è arrivato il mio turno, ho pagato e niente, che aggiungere, ho fatto il prelievo.

E anche quando l’infermiera, dopo 4 buchi e almeno 12 imprecazioni, mi ha detto: “‘gnoraaaa, cambi braccio, che a destra nun c’hai ‘a vena…”, ecco, anche in questa occasione, raggiunto il mio agognato trono del prelievo, quelle mi sono sembrate comunque parole rassicuranti.

10 risposte a "Piccoli miracoli al CTO"

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  1. Io invece quando vedo pochi pazienti in ospedale penso sempre a qualcosa tipo “ci deve essere lo sciopero dei mezzi pubblici” o “stanno distribuendo cose gratis in qualche centro commerciale” e per questo non c’è nessuno; è sempre uno scenario molto surreale vedere il corridoio di un servizio semi deserto!!

  2. saranno stati tutti in ferie a colonizzare gli ospedali indigeni. Io spero sempre di trovare gente così l’infermiera quando mi deve bucare il bracci ormai ha fatto un bel po’ di allenamento 🙂 ma poco importa: il mio presagio di morte per asfissia da fobia degli aghi rimane, imperterrito.

  3. bèh, almeno con 4 gatti uno sta piu tranquillo che non si sbaglino ad attaccare le etichette con il nome!
    (perchè non vogliamo annoverare anche questa tra le fobie che allignano nel “prelevando”???)

    1. Ah, mi piace perchè arrivi dritta al punto. Anche per me questa è la magna tra le fobie. Ma io non stacco gli occhi di un millimetro dalle mani dell’infermiera, quando prende le etichette adesive.
      Altrimenti poi nelle analisi magari mi ritrovo la prostata sballata… e non è bello.

      1. veramente io ne avrei una ancora più grande.
        ma non voglio seminare panico per il web…(penso che basti già io ad avere una mente così diabolica e autolesionista!)

  4. Apocalittico! 😀
    Secondo me se sbirciavi in uno dei corridoi vedevi uno scenario da The Walking Dead, con gli zombie che si trascinano e tutti i pazienti/infermieri mangiucchiati. 😆
    Io ODIO i prelievi. Odio gli aghi, ODIO che qualcuno mi ciucci via il sangue dalle vene. Per fortuna ho le vene visibili come quelle di una nonnina, quindi nessuno ha dovuto mai sbucherellarmi più di una volta… meglio per loro, altrimenti li assassinerei senza rimorsi.

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