Odio l’idea di andare all’Ikea (cit.)

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Accessibilità, emancipazione e (nientepopodimenoche) libertà & senso di a-u-t-o-d-e-t-e-r-m-i-n-a-z-i-o-n-e: ecco secondo me cosa cerca di evocare Ikea nei propri clienti (anche se mio marito non concorda e vede principalmente economicità, praticità e varietà). Comunque la vogliate vedere, Ikea si pone agli antipodi dei negozi tradizionali che infatti, se li mettiamo a confronto, a prima vista appaiono asfissianti, provinciali, grigi.

La realtà per me, però, è un’altra: io, quando metto piede all’Ikea, non beneficio quasi per niente di questa frizzante linfa vitale che è vaporizzata nell’aria, ma anzi, mi sento semplicemente un’impedita. Che poi io lo sia anche altrove, un po’ impedita dico, è un altro paio di maniche, ma che un negozio me lo sbandieri sotto al naso con tanta evidenza, se permettete, mi fa parecchio incazzare.

Entrare da Ikea mi dà un senso di pesantezza, mi affatica: anche visivamente, appena finite le scale mobili che mi portano all’inizio dell’esposizione, inizio a trascinare i piedi sul linoleum appiccicaticcio del primo salotto e basta un attimo per entrare nel tunnel: non riesco a fissare l’attenzione su niente, ho gli occhi che mi roteano ininterrottamente, inizio un pensiero su un mobile e un secondo dopo l’ho dimenticato per iniziare un pensiero su un altro mobile. Vado nel pallone.

Solitamente, non appena arriviamo al reparto cucine, dopo aver superato a fatica “salotti, camerette, divani, sedie, soggiorni e mobili da ufficio” sono già così stremata che il marito (poooovero, per il marito Ikea è il proprio elemento naturale) mi guarda, alza le spalle e mi dice abbattuto: “E no, non mi dire che ti è già venuto il mal di testa…”. Eh sì, di solito mi è già venuto, e mi è venuto proprio quando lui sta iniziando ad entrare nel meccanismo e il suo metro di carta è stato già così tanto usato che è già tutto liso.

A me quel così-tanto stordisce.

E non è che io sia il tipo di persona che rimpiange i magazzini semivuoti sovietici, Goom, sono barocca io, ma quando è troppo è troppo. E Ikea per me è troppo.

Ma la vera cosa che non sopporto, in realtà, è che nonostante tutta questa mia preclusione, io sono una preda facilissima per l’Ikea: io comprerei e compro nella maggior parte dei casi di tutto …e quel tutto lo compro indiscriminatamente. Sono una di quelle persone che si sente talmente superiore ed inattaccabile dalle strategie di Marketing, che casca poi come una pera cotta al primo project work markettaro fatto dall’ultimo stagista di Ikea che spera in una conferma di contratto.

Ne ho fatti assumere più d’uno di stagisti di Marketing io, prova ne è che imploravo il marito domenica scorsa di comprare uno stenditoio (stendino? stendipanni? come si dice dalle vostre parti?) quando ancora non avevamo una casa nostra in cui vivere e che abbiamo dovuto colluttare perchè non comprassi le candeline. Io e le candeline. Io non me ne faccio niente delle candeline. Capito? Per dire.

Ad ogni modo le 3 cose che più mi sconvolgono di Ikea sono:

  1. Le persone, che a prima vista riterrei improbabili, si interessano esattamente al mobile che stavo guardando anche io. Ma come? Anche loro? Non lo compro solo io questo mobile? Cioè intendo solo-io-nel-mondo?
  2. Chi riesce a scrivere con quella matitina infernale che a me buca sempre il foglietto.
  3. Che i carrello che si prende nel magazzino tira sempre a destra o a sinistra.

Ma comunque la si pensi, Ikea è un’esperienza di vita totalizzante. Quando si entra lì dentro si vedono materializzati i sogni delle persone, dei singoli individui, delle coppie, delle famiglie.

Entri in Ikea e vieni fagocitato dal suo mondo, sei sempre meno “individuo” e sei sempre più “folla indistinta”.

Aneli che mamma-Ikea si accorga di te, altrimenti resterai sempre e solo un puntino minuscolo che spinge un carrello che urta tutti gli altri carrelli (ma non è colpa mia se il carrello scarroccia!).

E quando attacca il jingle dell’altoparlante per chiamare una persona al punto informazioni o allo Smaland, lo speri sempre sotto sotto che Ikea ti chiami per nome.

Così infatti, quando ad un certo punto domenica scorsa Ikea ha chiesto al “Proprietario della Fiat Bravo, targa DGxxxx…” di recarsi al punto informazioni ho visto una scintilla negli occhi del marito: “Chiamano me!” mi ha detto. Ed è andato.

E’ bello quando Ikea si accorge di te, anche solo perchè hai parcheggiato male.

26 risposte a "Odio l’idea di andare all’Ikea (cit.)"

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  1. Sará che sto senza una lira ma oramai quando entro da Ikea e vedo la controparte che si aggira nei reparti pronta a comprare qualsiasi cosa e poi la mette nel carrello o, peggio, prende nota del numero (le “cose” coi numero costano tantissimo), mi sale un’ansia pazzesca! Dopo una due volte che il bancomat ti parla chiaramente di credito insufficiente e che devi dire “amore veditela tu, io sn arrivato” capisci che se sei indigente all’Ikea lo sei un poveraccio globalizzato in quanto morto di fame a tutte le latitudini. L’ansia aumenta.

  2. Io e Chicco siamo assidui frequentatori, nonché esperti montatori di mobili ormai! Però non mi lascio incantare dalle candeline. 😀

  3. Penso tu abbia perfettamente ragione nell’interpretazione di marketing che esprime l’Ikea. I grandi magazzini svedesi vogliono venderci i valori della libertà, emancipazione, autodeterminazione anche se solo nell’arredarsi casa. Capisco anche che ciò ti dia fastidio perchè il messaggio è troppo sottolineato in tutti i settori che attraversi. Ma allora devi visitare l’Ikea a Napoli per goderne la poesia. Sì, la poesia, perchè i Napoletani hanno saputo colorare l’Ikea di colori non previsti. Poichè ha anche ragione tuo marito che l’Ikea è sopratutto economico allora a Napoli (Afragola) la clientela è costituita dal popolo più “verace”. Così vedi frotte di famiglie numerose, chiassose e cicciottelle in contrapposizione con le gigantografie pubblicitarie che ritraggono un’algida gioventù nordica che arreda i suoi 40 metri. Così è poesia vedere questa clientela che armata di metri discute sulla possibilità di inserire una cassapanca nella stanza della zia. Ma il massimo della poesia è espresso poi a mensa dove frotte di ragazzini si avventano sulle famose polpettine di alce. Tony Tammaro già fece una canzone sulla “Mostra del Mobile” quindi probabilmente non si ripete ma saprebbe sicuramente cantare meglio di me il piacere di una giornata all’Ikea 🙂

    1. Rodixidor, la tua risposta mi ha fatto stra-ridere, solo che non ho avuto modo di commentare prima, perchè sto trasloco è una mattanza.
      Detto questo una volta devo andare da Ikea a Napoli perchè, hai ragione tu, è una delle cose che i fondatori di ikea non avranno mai preso in considerazione; la discussione corale della cassapanca in camera della zia!
      🙂

  4. io invece non ci riesco.
    prima di andare all’ikea devo studiarmi bene il catalogo cartaceo e poi quello online, segnare tutto, possibilmente stampare in modo da avere tutte le misure scritte, e poi finalmente comprare.
    se non mi segno tutto… poi non compro niente.
    mi vengono mille dubbi su colori, misure ma soprattutto sull’utilità dell’oggetto in questione. se invece ho tutto scritto, lì riesco a credere che l’acquisto sia necessario, perchè so che quel foglio significa che è giusto comprare e che sono stati considerati tutti gli aspetti. se vado all’ikea con più opzioni, per rendermi conto e decidere con i mobili di fronte, devo comunque avere in mano il foglio con già scritte le varie possibilità, altrimenti nel dubbio non compro nulla.
    io sono la bestia nera del marketing.
    mamma ikea non mi amerà mai.

  5. L’ultima volta io e coinquilino del cuore -per errore!- non abbiamo pagato le famose candeline (quelle arancioni, per intenderci). Talmente esaltati dall’impresa (‘noi sì che siamo indie, noi rubiamo all’ikea’) arrivati al parcheggio ci siamo scordati di caricare in macchina lo stendino. Però ne ho trovato uno seminuovo vicino ai secchioni della monnezza, sotto casa. Bella la vita 😀

      1. no… direi che presto partirò per una offensiva nei confronti della piadina, in questo modo spero di poter punire quel MALM che cerca di invece di insinuarsi nella mia intimità…

  6. Sarà che io ci vado pochissimo.. ma per me ogni volta che vado all’ikea è una festa e mi metto a misurare mobili (che non mi servono), a fare combinazioni varie (di mobili che non comprerò), e comprerei tutte le lampade e gli sgabelli e le poltrone che ci sono XD
    Ah, poi ci sta il cibo.

  7. e io che vorrei tanto andare all’ikea a farmi un giro.. per prendere decorazioni carine… e altre cosucce inutili *_* a ,e girare per l’ikea piace da pazzi, a mia madre meno >_>sarà che a lei, le stanze sovrappopolate di mobili, non piacciono… a me invece, le stanze combinate tipo tetris, piacciono un botto ^^

  8. Pensa che io invece pubblicamente asserisco di odiare Ikea come da stereotipo maschile consolidato, ma sotto sotto adoro quel metro di carta e quella matitina per scaricare a terra….pardon…sul foglio, la creatività dell’architetto mancato che è in me

  9. x me IKEA rappresenta fughe solitarie a prendere sempre qls di preciso nella mia testa ma ke poi puntualmente non trovo!
    e poi ikea è la libreria Billy, per la quale nutro una venerazione incondizionata nonostante le sedute fisiatrike ke mi è costata!!!

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