Ennò, perché poi in tutto questo andirivieni la bigotta sembro io!
Quando domenica sera ho scritto quei ricordi della mia vita napoletana, non potevo non inserire uno dei momenti miliari degli ultimi tempi.
In una serata di settembre con diversi amici stavamo facendo delle fotografie per fare un libricino di auguri blablablabla in cui chi voleva poteva aggiungere un cartello con una frase spiritosa blablablabla… In questa sede, una delle partecipanti aveva pensato farsi ritrarre ed aveva pensato ad una frase ad effetto.
Sarà che stava scendendo dalla macchina, sarà che non aveva un cartello, sarà che da sempre è molto attenta all’ambiente (dato che un anno invece di un regalo tangibile per il mio compleanno mi ha fatto “adottare” 10 ettari di Amazzonia), sarà quello che sarà… comunque l’amica aveva deciso di scrivere la frase direttamente sul proprio corpo. E non in un posto qualsiasi. Ma sul decolté. Ed il suo decolté, purtroppo, non è mai stato un decolté qualsiasi. E la frase era “buongiorno un cazzo”.
E naturalmente tutte le altre foto del libricino, da quel momento, di fatto scolorirono.
E quindi tornando all’altra sera, dopo aver citato con leggerezza questo episodio, l’amica ha pensato nientedimenoche di scrivermi una mail privata il cui senso era: eccerto quell’episodio, quella frase, buongiornouncazzo, il decoltè… eccerto però…
E allora io vi confesso che mi sono un po’ mortificata di aver sbattutto in prima pagina una cosa forse troppo personale e, nottetempo, ho pensato di epurare sovieticamente il racconto, di lasciare le sole iniziali della frase e di far cogliere il riferimento solo a chi aveva vissuto quei momenti.
E invece no, la vita ti offre sempre degli spunti nuovi e ti insegna sempre qualcosa anche delle persone più vicine.
Dunque, poco dopo, ricevo una nuova mail dalla stessa amica il cui senso era: ma-che-hai-fatto?-manoneramicaquelloilsensodellamiamail-mahaisfumatotroppo-maiointendevoun’altracosa-ripubblica tutto!
E allora io ho pensato che tutto questo doveva avere il giusto risalto. Che non
dovevo ri-correggere il mio post alla chetichella. Che dovevo diffondere, che dovevo diffondere massimamente.
Così, almeno, se adesso l’amica mi riscriverà una mail sull’argomento oramai so cosa aspettarmi: una lamentela per il fatto di non aver aggiunto, oltre alla foto, anche il suo numero di telefono!!!
A volte dimentico che sei intellettivamente sfortunata e di adeguare il mio eloquio alle tue limitate capacità, mi scuso.
Figurati, per così poco…
P.S. mai che apprezzassi un regalo!
Non ho capito dove trovo il numero della Lola.
E’ che ora fa la scontrosa. In altri tempi lo avrebbe pubblicato tra i commenti! 😛
ma fammi capire
ora scrivi i post su commissione?
Perchè vorresti che citassi il piccione trovato morto in un cassetto del salotto di casa tua?
di questo passo vedremo un post anche con due natiche con su scritto anche “au revoir les enfant!”?
Non mi sento di escluderlo, in effetti.
Più dell’onor potè il digiuno…. ma ti sembra un post da pubblicare così alla chetichella? senza nemmeno un po’ di viral marketing e tutti quegl ialtri simpatici neologismi che nonsignificanounabenmeritaceppa?
Ormai ti facevo blogger esperta, valorizzatrice di click e cannibale di follow….
va beh la smetto ma non sapevo come commentare, come per il libro, questa foto ha scolorito anche il resto del blog :p
ma tu da un giorno all’altro ti sei svegliato carico di commenti?
ah ma è in uso di adottare sempre il medesimo nick? opssssss 😀
Figurati… è nella natura delle cose che fancazzisti cambino il proprio nome…
mi stai dicendo che devo continuare a cambiarlo o che mi devo cioncare come fancazzista?
oppure niente?
TANTO DI CAPPELLO!
Tu dici: se tanto mi dà tanto…
GIUSTAPPUNTO….
nella foto piccola le avevo scambiate per due uova al mercato 🙂
ml