Pangolino 2020

Tutto cominciò quando mi comprò una felpa color pesca.

Con sopra un castoro color marrone. In pelouche.

Ah, e senza un incisivo.

Già da allora avrei dovuto capire che mia madre, inconsciamente, boicottava la mia vita sociale in qualsiasi modo le venisse in mente.

Sulla moda, si è sempre sentita parte di qualche elitaria avanguardia da cui, però, credo non sia mai stata accettata.

Quello che lei definiva “carino”, mi ha sempre creato molti problemi in società.

Non vi posso dire, poi, cosa mi è successo con quello che lei definitiva “simpatico”.

E prima ci furono le ballerine argentate, la cui collezione fu presto arricchita dalle cugine, le ballerine dorate.

Questa coppia di ballerine vantava un pregio incredibile secondo mia madre: si abbinava con tutto, tanto che praticamente, per lei, non avevo quasi bisogno di altre scarpe.

Poi, negli anni, ho avuto diversi altri vestiti degni di nota, perché non so come dirvelo, ma mia madre ha sempre molto amato le spalline, le tinte molto accese, le frange ed il mélange. Nonché il rossetto color arancio, ma apriremmo un altro capitolo.

Sicuramente la volta che ricordo più nitidamente, a più di venti anni di distanza, fu quella che riguarda quel memorabile vestito di jeans.

Io non so dove lo avesse comprato, perché continuava a dirmi che era un vestito preziosissimo da non rovinare (forse scottata dal fatto che distruggevo sempre in poche settimane le ballerine, tanto che poi non riuscivo più a metterle…).

Insomma, avevo 19 anni, ed un’ennesima sera che uscivo con i miei amici, mi disse:

“Ma perché quel vestito non lo metti mai?”

“Ma per non rovinarlo, mamma!”

“Ma che sciocchezza: mettitelo stasera, no?”

Mi ricordo ancora il brivido che mi percosse.

Quel memorabile vestito di jeans era lungo fino ad oltre le caviglie. Ma non era morbido, avvolgeva il corpo in una campana blu.

Aveva le manichette corte a sbuffo, un taglio stile impero sotto al seno e, sulla gonna infinitamente lunga, aveva una grande quantità di pezzi patchwork di jeans di colori improbabili che lo facevano assomigliare in qualche maniera alle coperte sui letti delle nonne delle nostre nonne.

Però, pensai, tutto sommato il danno era minimo: sarei andata al cinema SantaLucia, a vedere un film come un altro.

Mi avrebbero accompagnato fino di fronte all’entrata del cinema, mi avrebbero riaccompagnato proprio di fronte al portone di casa: l’occasione era perfetta per mettere quel vestito e fargli guadagnare altri 4 mesi di armadio.

Quello che, però, non avevo considerato è che il cinema fosse tutto pieno e che quindi, vestita in quel modo, mi si apriva una nuova giovane serata davanti. E quel che successe poi potrebbe essere oggetto di un nuovo post.

Comunque il lupo perde il pelo, ma non il vizio, perché da molti anni mia madre si lamenta che sono troppo triste nel vestire e che lei, di vestiti, non me ne regala più.

Però non riesce a trattenersi, è più forte di lei: me ne regala ancora.

E l’ultimo della collezione, modello Pangolino 2020, ho deciso che lo affitto a prezzi modici.

Telefonate ore pasti. No perditempo.

36 risposte a "Pangolino 2020"

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  1. Ma….pangolino o armadillo? Perche secondo me è piu zerocalcare…la coscienza, la mamma, l armadi…llo in cui riporlo per i futuri 4 mesi.
    Cmq standing ovation al commento “mangia tranquilla”! 🙂

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