Una delle cose che mi capita di leggere più frequentemente, qui e lì, è che è sempre più difficile per l’uomo moderno concentrarsi sul presente.
Pare che viviamo tutta la nostra vita protesi verso il futuro prossimo o rimuginando sul passato appena trascorso, mentre quello che siamo sempre meno capaci di fare è concentrarci su quello che ci succede ora per ora.
Penso che sia vero, nel senso più empirico che c’è, ossia: a me succede.
Soprattutto ultimamente, devo dire, ho un sacco di pensieri e ho sempre la testa che vaga per un posto che non è certo qua. Ma queste cose non so prenderle di petto, io. Ho più un atteggiamento attendista: non è il mio periodo ideale, ma penso che prima o poi passerà; mi metto seduta e aspetto.
Il marito, invece, che sta seguendo la propria personale traiettoria evolutiva, queste cose oramai le affronta a muso duro e, “per quindi” (cit), ha deciso di iniziare a meditare.
Non ridete, è una cosa seria.
La meditazione sta a mio marito, come la derapata in curva sta a me.
Quindi vederlo così impegnato a seguire il proprio ritmo, a ritagliarsi degli spazi adeguati, ad affrontare la sua enorme difficoltà di concentrazione per me è uno stimolo: anche nella quotidianità c’è sempre qualcosa con cui puoi provare a misurarti.
E così l’altra sera in camera da letto, stavamo quasi per addormentarci.
Il marito era concentrato, ci aveva messo un po’ a trovare la posizione e poi aveva iniziato: occhi chiusi, postura eretta, respiro regolare, mente che si stava liberando.
La luce del mio comodino, l’unica accesa, puntava direttamente sul libro che stavo leggendo, il che buttava tutta la stanza in una penombra ancora più buia.
Anche il viaggiatore nel mio libro si stava provando ad addormentare, ma con difficoltà. Il terreno sotto al suo sacco a pelo era duro ed accidentato. E per dormire stava provando tutti i trucchi che conosceva, addirittura anche contare le stelle attorno alla Croce del Sud, però i suoi pensieri non lo abbandonavano: continuava a pensare che aveva visto un uomo, durante quella giornata, un uomo con una camicia azzurra che era sicuro che somigliasse a qualcuno.
E lì sono stata folgorata anche io da un pensiero e, senza neppure distogliere lo sguardo dal libro, ho chiesto di botto: “Ehi, ma tu la lavastoviglie …l’hai fatta partire????”
OMISSIS
E poi OMISSIS
E, infine, OMISSIS
Oooohmmmm… (ciao!)
Ohmmmmmmm. (Ciao anche a te)
La lavastoviglie aiuta a meditare secondo me. Dillo a tuo marito.
Ma quel “per quindi”? Cit di chi? Aiuto please.
E ma infatti. Gliela volevo andare ad accendere io!
È una storia bellissima. Davvero. La voglio fare incidere su una lastra di bronzo da imbarcare su una sonda da mandare ai confini dell’universo. (Puoi riferire all’asceta che la risposta è MANDALA? Lui saprà aggiungere il resto)
Bellizzimizzima.
Màndala o mandàla?
Tu intanto vacci. Poi per l’accento vediamo…
Ti trovo lí?
Basta appuntamenti al buio
Io sarò quella che con vedi, che metterà un garofano rosso.
Tuo marito meditaVA.
La sintesi: un dono di pochi.
Ho troppo riso!!!!!
>
Eh. Io diciamo meno.
ma omissis si o omissis no?
Ti ometto gli omissis
Sei fortunata sia andata così. Hai certamente rischiato di derapare giù dal letto 🙂
Guarda già una volta mi accadde in Laos.
Anche se mio marito, a 14 anni di distanza, ancora nega.
Oramai potrebbe avvalersi della prescrizione (oltre che ovviamente della comprensione della corte). In ogni caso fa bene a negare, condotta difensiva ineccepibile.
Sempre un piacere leggerti 🙂
A me rilassa l aggeggio che trita i documenti dell ufficio… È paradisiaco 😅 Contenta di leggerti dopo mesi! Stavo giusto pensando a te ieri!!
…ma questa è una notiziona!! Almeno per me lo è, che qualcuno che non conosco (in senso stretto ogni tanto mi pensa!!)
Pensa che a me nn mi pensa mai nessuno 😂. Cmq cm mai questa ridotta produzione wordpressaniana? Sei rimasta una delle poche che seguo..in molti sn spariti… 😞
…eh proprio perchè ho tanti pensieri e ho meno verve di prima
Mmmm pensieri nel senso indaffarata o pensieri pensieri?